Il termine “Physical Internet” è stato menzionato per la prima volta sulla stampa a giugno del 2006 quando è apparso sulla copertina di The Economist in un numero dedicato allo stato dell’arte della logistica. Sebbene sia stato pubblicato in copertina, il concetto di Physical Internet non è stato oggetto di alcun articolo all’interno della rivista, ma il Professor Benoit Montreuil del CIRRELT (Centre Interuniversitaire de Recherche sur les Réseaux d’Entreprise, la Logistique et le Transport) dell’Università di Montreal in Canada, è stato in quel momento folgorato da questo concetto e dalla potenza del possibile significato che intrinsecamente esprimeva.
L’intuizione di Benoit Montreuil
Benoit Montreuil, ha quindi deciso di intraprendere la strada della ricerca, dedicando fondi sull’innovazione delle reti e della logistica, sviluppando una visione fondata sulla metafora della Digital Internet che ha indubbiamente rivoluzionato il modo di comunicare e di informare. Mentre la sua ricerca evolveva dando forma e sostanza al concetto di Physical Internet, Benoit Montreuil si interrogava su come queste due parole insieme avrebbero potuto concentrare in sé il significato di una trasformazione radicale del paradigma della logistica e della supply chain. Nel 2009 pubblica il Physical Internet Manifesto: in quell’anno i professori Éric Ballot (Centre de Gestion Scientifique, Mines ParisTech, France) e Russell Meller (CELDI, U. Arkansas, USA) sono stati i primi a sposare il concetto di Physical Internet di Benoit Montreuil.
Le altre iniziative nel mondo
Da quel momento si sono susseguite molte iniziative a livello mondiale, quali ad esempio quella di Eric Ballot e Benoit Montreuil con OpenFret nel 2010, un progetto francese focalizzato sulla concettualizzazione e realizzazione della Physical Internet. Nel 2011 e 2012 Rémy Glardon ha aderito al team di ricerca coordinando un progetto franco-canadese-svizzero sostenuto dal programma francese PREDIT, per stimolare il contributo potenziale della Physical Internet alla risoluzione delle sfide future del settore della logistica, con un focus sull’applicazione del concetto alla movimentazione veloce e della logistica delle merci in Francia.
Nel frattempo negli USA, il professor Meller insieme a Kim Ellis (Virginia Tech), Bill Ferrell (Clemson U.) e Phil Kaminsky (UC Berkeley), lavoravano a un progetto sponsorizzato da NSF International, l’Agenzia statunitense che sostiene la ricerca, nel centro CELDI, per valutare le potenzialità della Physical Internet nel Nord America. Meller e Benoit Montreuil, successivamente, hanno coordinato un altro progetto supportato da MHI (Mitsubishi Heavy Industries) in America, focalizzato sull’architettura delle facilities della Physical Internet. Benoit ha poi finalmente introdotto una vision globale di Physical Internet, delineando il concetto in un mosaico di tredici caratteristiche interconnesse, posizionate per realizzare la grande sfida della logistica sostenibile “Logistics Sustainability Grand Challenge” (Benoit Montreuil 2009–2012).
L’apporto dell’Europa
L’essenza del Physical Internet Manifesto è stata formalmente introdotta come documento nel 2011. L’Europa è risultata un terreno molto fertile per l’avvio della ricerca sul tema attraverso l’iniziativa pionieristica di Sergio Barbarino del Network Innovation Centre di Procter & Gamble, con Ballot, Meller e Benoit Montreuil. Questo primo progetto sulla Physical Internet è stato finanziato con fondi di ricerca del 7° Programma Quadro della Commissione Europea: Modulushca (www.modulushca.eu) e ha coinvolto un consorzio internazionale comprendente partner industriali e accademici proveniente dall’Europa e dal Canada.
Il successo del progetto ha indubbiamente contribuito a promuovere nel settore industriale della logistica la visione di Physical Internet e le sue potenzialità. Ciò ha catalizzato il ruolo di ALICE – la piattaforma tecnologica europea sulla logistica (www.etp-logistics.eu/) – quale soggetto promotore della Physical Internet che ha fattivamente contribuito a renderla centrale nella visione europea in un orizzonte temporale 2030-2050. In Modulushca, Ballot e Benoit Montreuil hanno definito la vision 2030 e la roadmap verso la logistica interconnessa nell’industria fast moving consumer goods.
I business ‘disruptive’
Attualmente sono in corso attività di ricerca interdisciplinari e progetti di innovazione in diversi Paesi del mondo, che coinvolgono istituti di ricerca e università, industria e governi centrali.
Ad esempio, Georgia Tech ha lanciato da poco il Physical Internet Centre sotto il coordinamento di Benoit Montreuil. L’Università di Hong Kong, in collaborazione con il Mainland, ha attivato un Physical Internet Lab sotto il coordinamento del Professor George Q. Huang. Mines Paris Tech ha recentemente attivato il Physical Internet Chair coordinato dai professori Éric Ballot e Shenle Pan.
Tutte queste iniziative hanno stabilito forti link e asset di cooperazione con l’industria della logistica.
Ci sono già degli esempi di business “disruptive” che offrono servizi di logistica e supply chain management allineati con la vision della Physical Internet. CRC Services ha iniziato a mettere sul mercato in Francia un network nazionale costituito da hub aperti, offrendo importanti riduzioni di costi e con ottime performance anche in termini ambientali. ES3 ha il più grande ed esteso centro di distribuzione condivisa automatizzato a York (USA), servizi di cross-docking e magazzino offerti a numerosi clienti nel retail e manifatturiero, adottando il modello di Physical Internet. Flexe.com vuole diventare Airbnb degli spazi in magazzino ed è già presente in oltre 20 Stati degli USA. Fulfilment by Amazon è diventato il primo servizio a larga scala quale network esteso per il magazzinaggio ed erogazione dei servizi e-commerce: “You sell it, we ship it”.