Lo scorso venerdì, 21 ottobre, il Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili ha pubblicato il documento “Mobilità e logistica sostenibili. Analisi e indirizzi strategici per il futuro” che contiene dati, analisi e metodi innovativi sulla cui base sono state elaborate le linee di indirizzo per contribuire alla creazione di un sistema di trasporti e della logistica orientato alla crescita economica del Paese, sostenibile, resiliente e inclusivo. Il documento illustra numerose proposte sulle quali basare le future politiche per il trasporto delle persone e delle merci, nella prospettiva della sostenibilità ambientale e sociale, della resilienza alla crisi climatica e ad altri possibili shock futuri. Il documento analizza anche i temi legati all’innovazione tecnologica (decarbonizzazione, transizione digitale e sviluppo di veicoli autonomi e connessi), alla qualità del lavoro, un settore interessato da profondi cambiamenti e da livelli di tutela troppo diversi nei vari comparti, nonché al rapporto tra Stato e mercato nella realizzazione delle infrastrutture e nella gestione dei servizi offerti.
“Questo documento rappresenta una straordinaria base analitica per la programmazione delle politiche future per la mobilità e la logistica, in una visione integrata”, sottolinea il Ministro Enrico Giovannini. “Il documento è un contributo fondamentale per programmare gli investimenti futuri, secondo un “piano-processo”, l’unico possibile per analizzare i sistemi di trasporto e della logistica, in grado di adattarsi ai cambiamenti in atto e a quelli futuri. I risultati conseguiti e le raccomandazioni avanzate confermano in pieno la direzione intrapresa dal Ministero: ad esempio, gli investimenti programmati sulla rete ferroviaria permetteranno, a regime, di ridurre del 17% il tempo medio (ponderato) di viaggio e del 38% la diseguaglianza territoriale in termini di accessibilità ferroviaria”.
Il documento è frutto del lavoro di 40 esperti nelle materie di competenza del Mims, tra cui anche Massimo Marciani, presidente FIT Consulting, i quali, attraverso il ciclo di quattro eventi “Moveo” svolti nel corso dell’anno a Milano, Napoli, Firenze, Roma, hanno ascoltato i portatori di interesse, raccolto istanze e contributi di oltre 300 rappresentanti di organizzazioni che hanno partecipato all’iniziativa, senza precedenti per il Ministero. Il documento è stato realizzato utilizzando un approccio inedito, non solo per il metodo, ma anche per la qualità dei dati e delle analisi, grazie all’utilizzo, per la per la prima volta su questa scala, delle informazioni provenienti dalle SIM dei cellulari e da una pluralità di altre fonti (tra cui consumi di carburante, gestori delle reti, ecc.) per mappare la mobilità delle persone e delle merci.
“I dati elaborati – conclude il Ministro – mostrano un Paese in forte movimento, più di quanto immaginato finora, così come i forti problemi di accessibilità di alcuni territori. D’altra parte, viene evidenziato come l’efficacia, la sostenibilità e la resilienza del sistema logistico e di trasporto non derivano unicamente da investimenti sulle infrastrutture fisiche, ma anche da un forte impegno per la decarbonizzazione dei trasporti, la digitalizzazione a tutti i livelli, il miglioramento delle condizioni di lavoro, soprattutto nel settore della logistica, e un bilanciamento maggiore delle relazioni tra lo Stato e il settore privato, temi ai quale sono stati dedicati numerosi rapporti elaborati dal Ministero nel corso degli ultimi 20 mesi”.
Di seguito, e in estrema sintesi, sono illustrate alcune delle principali evidenze contenute nel documento.
La mobilità delle persone
Ogni giorno si muovono circa 38 milioni di italiani sopra i 12 anni e ogni viaggiatore effettua in media 2,55 spostamenti, per complessivi 1,96 miliardi di chilometri. L’analisi dei flussi origine-destinazione mostra il grande ruolo dell’Alta Velocità ferroviaria nel connettere le principali metropoli, ma svela anche che oltre il 70% degli spostamenti avviene su distanze inferiori ai 50 km, con il 23% e il 58% dei movimenti dei veicoli (auto, moto e bus) concentrati, rispettivamente, su strade comunali ed extra-urbane. Gli italiani si muovono prevalentemente usando mezzi privati (62%), in media più inquinanti e vecchi rispetto a quelli degli altri principali paesi europei. La quota di mobilità sostenibile (attiva o con i mezzi pubblici) non cresce da almeno un ventennio.
Secondo il documento, per promuovere una mobilità più sostenibile vanno attuate misure in un’ottica di “area vasta”, con l’integrazione dei servizi di mobilità (anche grazie allo sviluppo del Mobility as a Service), inclusi quelli non di linea; sono inoltre necessarie azioni volte a integrare la pianificazione dei trasporti e dei nuovi insediamenti residenziali e commerciali; va migliorata l’offerta, sia in termini di infrastrutture, con investimenti su tram, metropolitane e ferrovie urbane, nodi intermodali e ciclovie, sia di qualità dei servizi, anche grazie a una maggiore efficienza delle società che gestiscono i mezzi di trasporto. Non ultima, va stimolata la domanda di mobilità sostenibile.
Guardando al lungo periodo, con gli effetti dell’evoluzione demografica e del lavoro da remoto, nel prossimo decennio la domanda di mobilità potrebbe ridursi, specie nel Mezzogiorno e nelle principali aree metropolitane, con un aumento della mobilità non legata agli spostamenti lavoro/scuola, più difficile da intercettare sul piano della pianificazione dei servizi.
Il trasporto merci
I dati analizzati nel documento forniscono una consistenza del trasporto merci in Italia molto al di sopra di quanto fino a oggi stimato. Nel 2019 sono state trasportate oltre 580 miliardi di tonnellate per chilometro: l’88% ha viaggiato su strada, il 9% via mare e solamente il 3% su ferrovia. La percentuale preponderante di trasporto su strada (90%) avviene su tragitti inferiori ai 300 chilometri, distanza per la quale il trasporto ferroviario è difficilmente competitivo.
Nel 2021 il grado di internazionalizzazione dell’economia italiana ha raggiunto il 63%, il dato più elevato nella storia d’Italia. I porti rappresentano la prima modalità di connessione con l’estero (con una quota del 59%), seguiti dalla strada (30%) e dalla ferrovia (11%). I porti continueranno a svolgere un ruolo di primo piano per i traffici. I valichi alpini hanno, e avranno sempre di più in futuro, un ruolo cruciale per il commercio con il resto dell’Europa, confermando l’urgenza del completamento delle gallerie ferroviarie. Il trasporto aereo mostra volumi modesti, ma ha un ruolo rilevante per le esportazioni extracomunitarie e a elevato valore aggiunto. Per quel che riguarda la logistica urbana, lo straordinario aumento del commercio elettronico impone un migliore governo del territorio, per evitare la dispersione degli hub logistici e aumentare l’efficienza e la sostenibilità del sistema.
Sostenibilità ambientale e sociale e resilienza
Con riferimento alla sostenibilità ambientale, il documento delinea diversi scenari evolutivi, associando a ognuno di essi stime quantitative sulla riduzione delle emissioni al 2030. Secondo le analisi, la riduzione delle emissioni di gas serra del 43% rispetto ai valori del 2005, come da obiettivo del pacchetto europeo “Fit for 55” per il sistema dei trasporti, è raggiungibile solo nello scenario più ottimistico. È opportuno, perciò, proseguire nelle politiche avviate rafforzando quelle di decarbonizzazione, attivando ulteriori strumenti per ridurre la mobilità improduttiva, incrementando la quota modale del ferro e accelerando la sostituzione dei veicoli più vecchi e inquinanti, privilegiando gli strumenti con il miglior rapporto costi/efficacia.
Rispetto alla sostenibilità sociale e all’accessibilità dei territori, il documento mostra un Paese diviso in tre: la prima area, molto accessibile con tutte le diverse modalità di trasporto, anche se con problemi di congestione e di saturazione delle reti; la seconda, non accessibile con alcune modalità di trasporto (come l’Alta Velocità ferroviaria), ma più accessibile con altre (collegamenti aerei); la terza, remota dal punto di vista geografico e senza un sistema di trasporti in grado di colmare questa distanza. Gli investimenti programmati sulla rete ferroviaria permetteranno, a regime, di colmare parte di questi divari: il tempo medio (ponderato) di viaggio si ridurrà del 17% e la diseguaglianza territoriale in termini di accessibilità ferroviaria del 38%.
Il documento analizza anche i rischi che possono derivare dai cambiamenti climatici, dalla vetustà delle infrastrutture, soprattutto stradali e autostradali, e dalla complessità morfologica del territorio. Propone quindi un approccio sistematico agli investimenti di manutenzione rigenerativa delle infrastrutture, a partire da quelle più strategiche e più critiche, per aumentarne la vita utile e consegnare un sistema efficiente alle prossime generazioni.
Il documento si chiude con l’analisi di tre fattori abilitanti e complementari contenuti in capitoli dedicati: l’innovazione tecnologica, che comprende la decarbonizzazione, la transizione digitale e veicoli autonomi e connessi, i cui effetti potenziali sono in grado di rivoluzionare il sistema e non sono ancora del tutto compresi; il lavoro: un tema storicamente trascurato nella programmazione e che invece è interessato da profondi cambiamenti e da livelli di tutela troppo diversi nei vari comparti, in particolare nella logistica; il rapporto tra Stato e mercato: dalla realizzazione delle infrastrutture alla gestione dei servizi offerti, anche in questo caso con livelli di regolazione molto diseguali fra i diversi settori.
Il documento integrale è consultabile sul sito del Ministero, cliccando qui.
Fonte: MIMS