Entro il 2030 l’Unione Europea dovrà ridurre le emissioni nette di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 per diventare il primo continente climaticamente neutro. Obiettivi ambiziosi, resi però necessari dal preoccupante quadro globale riguardante la salute del nostro Pianeta, come sottolineato nel Rapporto dell’IPCC, il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite.
Secondo António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, infatti, solamente con immediate azioni in favore della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e dell’abbassamento delle temperature si potrà contrastare la catastrofe climatica.
L’Europa è quindi corsa ai ripari prefissandosi l’obiettivo di mettere al bando i motori diesel e benzina entro il 2035 e la progressiva sostituzione con le auto elettrice.
Ma a che punto è l’Italia?
Come avevamo anticipato anche qui, attualmente i punti di ricarica in Italia sono 23mila con una copertura a macchia di leopardo sul territorio nazionale con in testa Lombardia, Piemonte e Lazio e in coda il Centro e il Sud Italia. Grazie anche alle risorse messe in campo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il quale prevede 750 milioni di euro destinati a sostenere gli investimenti infrastrutturali a fronte della crescita del mercato delle auto elettriche, l’obiettivo è dunque quello di raggiungere quota 100mila entro il 2030.
Stando ai dati del Dossier Città MEZ 2021, realizzato da Legambiente in collaborazione con Motus-E, In Italia e in Europa oggi si vendono molte più auto elettriche rispetto a soli due anni fa (+500%), nonostante siano crollare le vendite di nuove autovetture (-20%). Ad oggi, dunque, il parco circolante italiano conta circa 167mila autoveicoli “alla spina” tra full electric (85mila) e plug-in (82mila).
Dal punto di vista dei mezzi leggeri, invece, il 2021 ha registrato un’impennata delle vendite senza precedenti: a giugno 2021 i cicli elettrici sono almeno un milione e mezzo, di cui oltre 1,2 milioni di e-bike (aumentate di 450 mila dal 2019) e almeno 300mila monopattini.
L’Italia appare invece ancora molto indietro nel campo del trasporto pubblico elettrico, come abbiamo avuto modo di raccontare anche qui. Il nostro Paese, infatti, è uno tra i principali acquirenti di autobus in Europa insieme a Polonia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia che acquistano circa il 70% dei bus urbani europei, ma la loro mancata conversione a una mobilità più sostenibile rallenta in modo significativo la diffusione di bus a emissioni zero del continente, con un impatto altissimo per l’ambiente.
Cosa ne pensano gli italiani della mobilità elettrica
Secondo una recente ricerca commissionata da Continental Italia e svolta da Euromedia Research e Kearney tra l’8 e il 15 settembre scorsi su un campione di oltre 3mila unità di età compresa tra i 18 e i 75 anni, un solo italiano su otto, ad oggi, ha provato a guidare un mezzo elettrico.
In generale, la società risulta essere propensa e incuriosita dalla svolta elettrica, ma non sembra ancora pronta ad affidarsi completamente a questa nuova frontiera. Emerge infatti un problema reale di preparazione del consumatore dovuto alla poca chiarezza comunicativa che non abbatte i pregiudizi del pubblico.
Tra i più favorevoli alla transizione troviamo i giovani, mentre le generazioni più adulte (che hanno il maggiore potere d’acquisto) sono le più ostili al cambiamento.
Sebbene nel percepito degli italiani i tempi verso la nuova mobilità non saranno brevi, il consumatore di oggi sembra dunque essere realmente interessato a far parte del cambiamento. Due italiani su tre, ovvero il 66,1% degli intervistati, si dichiarano potenzialmente interessati all’acquisto di un’auto elettrica oppure affermano di essersi informati o addirittura di possederne già una (il 10,6%).
Come stimolare una mobilità più sostenibile
Stimolare l’utilizzo dei mezzi elettrici leggeri consente di migliorare le condizioni di congestione urbana e, conseguentemente, la qualità dell’aria e della vita nelle aree urbane ed extraurbane.
Risulta però fondamentale efficientare la flotta del Trasporto Pubblico Locale con mezzi elettrici e incrementare l’intermodalità dei servizi, ossia una migliore combinazione tra trasporto pubblico locale e le diverse forme di sharing, spostamenti sicuri in bici, monopattini e a piedi.
La nuova direttiva Veicoli puliti, in recepimento per ottobre 2021, impone infatti che almeno il 22,5% dei nuovi autobus acquistati siano a zero emissioni fino al 2025 e almeno il 32,5% al 2030. Oggi però siamo fermi allo 0,6%. Torino e Milano, città prese in considerazione nel dossier Città MEZ 2021, sono due delle cinque città italiane (insieme a Cagliari, Pavia e Bergamo) che prevedono un trasporto pubblico locale a emissioni zero entro il 2030.
Infine, anche lo sviluppo della sharing mobility e della mobilità intesa come servizio, anche detta Mobility as a Service (MaaS), risultano essere soluzioni vincenti dal punto di vista della sostenibilità.
Per maggiori informazioni si rimanda a:
TTS Italia, “Mobilità elettrica. Oltre 1 italiano su 2 interessato ma frenato dai costi”.