Come cambia la mobilità nel post-Covid? Quali sono le nuove richieste ed esigenze dei cittadini? Come leggere questo nuovo scenario? Sono solo alcune delle domande a cui ha cercato di rispondere il Report “Ecosistema Urbano 2022” elaborato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Sole 24 Ore presentato nelle scorse settimane.
Riportiamo quindi di seguito un estratto del volume, “La mobilità e gli SDGs”, nel quale si cerca di rispondere alle domande sopra elencate.
“Oggi il tema mobilità va declinato in maniera completamente diversa rispetto al passato: non è più solo questione di traffico-smog-rumore, ma di cronourbanismo e città a 15 minuti, di rigenerazione urbana e qualità della vita, di riduzione della dipendenza dal petrolio, di innovazione tecnologica e smartness e quindi di green economy e green jobs, di turismo, accessibilità alle attività cittadine per anziani e diversamente abili. Per perseguire con forza questa strada servono idee, progetti, risorse e scelte strategiche locali nazionali che sostengano e facciano crescere la voglia di cambiamento nell’insieme delle singole realtà urbane.
È la via che indicano tutti gli autori di Ecosistema Urbano. Giovanni Carrosio, del Forum Disuguaglianze Diversità, sottolinea ad esempio che “chi è in condizione di povertà e si trova in un territorio marginalizzato, vive un doppio isolamento – sociale e fisico – e risente molto di più del mancato accesso ai trasporti”. E dunque “guardare alla mobilità anche nella chiave della possibilità di accesso ai diritti sociali, educativi, ricreativi, apre al ragionamento relativo alla riorganizzazione dei contesti di vita come strumento per rendere sostenibile la mobilità fisica contenendo i flussi. Significa ripensare l’organizzazione dei servizi (sport, esercizi di vicinato e centri commerciali) e dei diritti di cittadinanza (in primis scuole e presidi socio-sanitari) in modo tale che essi siano accessibili dentro percorsi di mobilità di medio-corto raggio. Si tratta di rendere i contesti di vita facilmente fruibili per forme di mobilità a impatto e costo prossimo allo zero, come la bici o la pedonalizzazione dei percorsi e allo stesso tempo di dotare i contesti locali di tutti quei servizi funzionali alla mobilità sociale delle persone. In questo caso, il focus non è tanto l’innovazione tecnologica, quanto l’infrastrutturazione leggera della vita quotidiana delle persone”.
Cambiare la mobilità significa ripensare completamente le grandi infrastrutture di trasporto, non rinunciare a una regolazione ambientale e socioeconomica sostenibile della logistica (ci sono nuovi temi da affrontare, i diritti dei riders, la velocità delle merci…), liberare spazio pubblico urbano e periurbano dalle auto e dall’asfalto anche per coltivare buon cibo, ridimensionare le emissioni climalteranti, abbattere il numero di morti e feriti in incidenti stradali, migliorare la qualità dell’aria e innalzare i livelli di salute, permettere ai bambini di diventare autonomi facendo sì che possano muoversi a piedi e in sicurezza da casa a scuola, sviluppando amicizie, conoscenza del proprio territorio, senso di appartenenza ai luoghi.
Una nuova visione della mobilità introduce anche il ragionamento sulla parità di genere. Le donne – lo scrive Giulia Rodano, della Casa Internazionale delle Donne – hanno bisogno di trasporti concatenati e integrati, mezzi e marciapiedi accessibili, spazi pubblici sicuri e illuminati. La complessità della mobilità femminile non è compatibile con un’organizzazione di tempi e spazi disegnata sul modello di un lavoratore maschio, adulto, sano.
Senza dimenticare che al centro di tutto non c’è il mezzo con cui ci si muove, ma chi si muove. E fanno bene Capitani di Oxfam e Marinaro di Caritas a rimarcare una delle contraddizioni principali della nostra contemporaneità: gli oggetti possono andare ovunque, le persone no. Ne sono il tragico simbolo i migranti ammassati nei container, uomini e donne costretti a nascondersi tra le merci per attraversare un confine”.
Il report integrale è scaricabile gratuitamente sul sito di Legambiente.