In Italia, il settore dei trasporti è direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di CO2, a cui si aggiungono le emissioni nel settore dell’aviazione e del trasporto marittimo internazionali.
Sono questi i dati che emergono dal primo Rapporto su «La decarbonizzazione dei trasporti – Evidenze scientifiche e proposte di policy» elaborato dalla Struttura Transizione Ecologica della Mobilità e delle Infrastrutture (STEMI) istituita nel 2021 in seno al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (MIMS). Il Rapporto pubblicato nei giorni scorsi, come ha spiegato il ministro Enrico Giovannini, offre considerazioni scientifiche e suggerimenti di policy a beneficio dei settori pubblico e privato e servirà quindi a valutare le scelte politiche per il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni fissato entro il 2050.
I risultati del Rapporto
Dal Rapporto emergono ulteriori dati interessanti per analizzare il quadro generale della situazione: il 92,6% delle emissioni nazionali di tutto il comparto è attribuibile al trasporto stradale, sia lato passeggeri che merci, settore per il quale si registra un aumento del 3,2% delle emissioni tra il 1990 e il 2019, in controtendenza rispetto al calo del 19% delle emissioni totali durante lo stesso periodo.
Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per i prossimi decenni – in particolare gli obiettivi europei del pacchetto ‘Fit for 55’ che prevedono la riduzione del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050 – la strada è quindi ancora lunga e serve accelerare il processo. Sì, ma come?
Al momento, le soluzioni tecnologiche basate sull’elettrificazione sembrano essere quelle più promettenti.
Per mezzi come auto, veicoli commerciali, bus e treni, infatti, queste soluzioni sono già adottabili su larga scala; mentre Biometano, idrogeno verde, biocombustibili avanzati e combustibili sintetici potranno servire a decarbonizzare trasporti più difficilmente elettrificabili, come quelli marittimi, aerei e camion a lunga percorrenza. Settori in cui l’elettrificazione necessita ancora di investimenti in ricerca e sviluppo.
- In particolare, per quanto riguarda auto e veicoli commerciali, i veicoli elettrici a batteria (BEV)sembrano essere l’opzione più idonea per raggiungere gli obiettivi posti per il 2030, sia in termini di efficienza energetica, sia di riduzione delle emissioni, nonostante vi siano ancora forti carenze per quanto riguarda l’infrastruttura di ricarica che, come abbiamo più volte raccontato su questo blog, necessita di essere potenziata sia a livello nazionale che europeo. Fondamentale inoltre investire sulla produzione industriale nazionale di batterie e di veicoli e, infine, favorire il riciclo dei materiali
- Per quanto riguarda i veicoli industriali, invece, sono tre le possibili alternative individuate per sostituire i mezzi ad alimentazione tradizionale: i veicoli a batteria,con necessità di ricarica ad altissima potenza (1 MW) o di scambio delle batterie (battery swap), i veicoli elettrici alimentati attraverso una linea aerea installata sulle autostrade e, a certe condizioni, i veicoli a idrogeno verde.
- Il settore ferroviario è caratterizzato da emissioni più basse per unità di trasporto ed è anche quello più flessibile in termini di diversificazione energetica grazie, soprattutto, all’elettrificazione diretta. Vanno però considerate anche le emissioni prodotte nella fase di realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria.
- Nel settore marittimo, infine, l’abbattimento delle emissioni dipenderà sia dallo sviluppo di navi più efficienti dal punto di vista energetico, sia dalla transizione verso vettori energetici decarbonizzati. Per le distanze brevi l’elettrificazioneè una tecnologia già sperimentata a livello internazionale con le navi traghetto a batteria. Per le distanze più lunghe, come quelle percorse da navi container o da crociera, le prospettive per la riduzione dell’impatto ambientale sono rappresentate da metanolo e idrocarburi sintetici, biocombustibili, idrogeno e ammoniaca, combustibili alternativi che però sono ancora in fase sperimentale e che richiedono dunque ulteriori investimenti in Ricerca e Sviluppo.
Il rapporto completo è disponibile qui.
Fonte: Uomini e Trasporti