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Europa e autonomia nella produzione di batterie EV: corsa contro il tempo?

Europa e autonomia nella produzione di batterie EV

Europa e autonomia nella produzione di batterie EV: corsa contro il tempo?

L’Europa mira a diventare autosufficiente nella produzione di batterie per auto elettriche, ma la realtà è ben diversa. Questa accelerazione è dovuta alla spinta dalla decarbonizzazione e dal phase-out dei motori a combustione interna entro il 2035. Le batterie sono fondamentali per contrastare il riscaldamento globale, e i veicoli elettrici a batteria sono il motore per raggiungere questo obiettivo, trainando sia la domanda che l’innovazione nel settore. Attualmente la capacità produttiva europea si aggira intorno ai 150 GWh annui, ma entro il 2030 si prevede una forte crescita, con cifre tra gli 0,86 -1,2 TWh/anno. Per dare un’idea, 1 TWh basterebbe per 1,5-2 milioni di EV. Una crescita notevole, sì, ma è davvero abbastanza per non dipendere dalle importazioni?

Secondo lo studio pubblicato su Nature Energy, la capacità produttiva europea potrebbe non tenere il passo: solamente una minoranza (il 39%) degli scenari analizzati prevede una capacità produttiva europea sufficiente a coprire interamente la domanda interna. Per soddisfare la domanda, la produzione dovrebbe crescere a ritmi tra 31% e 68% annuo, un obiettivo ambizioso e difficile da raggiungere.

Anche nelle previsioni più ottimistiche, solo la metà degli scenari consentirebbe all’Europa di soddisfare almeno l’80-100% della domanda entro il 2030. Ma qualche spiraglio positivo c’è: le aziende europee aumenteranno la loro quota nella produzione domestica dal 35% attuale fino al 55%, riducendo la dipendenza da aziende cinesi come CATL e BYD.

Per quanto riguarda la dipendenza dai materiali: il fabbisogno di litio, nichel e grafite aumenterà fino a 15 volte entro il 2035. L’industria punta sul riciclo delle batterie usate per ridurre il bisogno di materie prime vergini. Tuttavia, fino ai primi anni 2030, il numero di batterie a fine vita sarà ancora troppo basso per coprire una quota significativa della domanda. Gran parte del litio sarà ancora importata da Australia e Cile, mentre il cobalto continuerà ad arrivare principalmente dalla Repubblica Democratica del Congo.

Per farla breve, quasi la metà degli scenari analizzati mette in luce il rischio concreto di mancare il target di autosufficienza del 90%, con possibili deficit produttivi già a partire dal 2025.

L’Europa è quindi chiamata a una corsa impegnativa che richiede maggiori investimenti mirati e lo sviluppo di un ecosistema completo lungo l’intera filiera. Senza questi elementi la transizione elettrica procederebbe ancora a rilento.