Rileggi la prima parte dell’approfondimento qui.
Le opportunità offerte alle città Europee dal curbside management
Durante la pandemia, molti ristoranti sono stati obbligati a gestire le aperture con una limitata capacità di clienti a causa delle misure di distanziamento sociale. In molte città è stato quindi consentito ai ristoratori di estendere il proprio servizio anche sulla zona curbside (includendo quindi anche parte della strada). Inoltre, molti ristoratori hanno attivato il servizio di ritiro del cibo sul marciapiedi (curbside pickup) mediante prenotazione da un’applicazione sul telefono.
Le leve principali che hanno spinto i ristoratori ad attivare questa offerta di servizi di curbside pickup sono la gratificazione immediata del cliente, la convenienza economica, la facilità di utilizzo del sistema digitale e la trasparenza (app). Si tratta quindi di un ottimo esempio di come una efficace integrazione tra innovazione digitale e fisica possa portare a una innovazione di servizio sia per migliorare l’esperienza di acquisto (“contactless”) del cliente, maggiore anche rispetto ai tradizionali canali di acquisto food, sia per trarne immediati margini di profitto, considerando anche il risparmio nel non utilizzo di una flotta per le consegne.
I ristoranti e i negozi utilizzano sempre di più soluzioni di curbside pickup – supportato da una applicazione mobile – per generare maggior profitto e raggiungere un più elevato livello di fidelizzazione del cliente.
Ci sono soluzioni di curbside, come quella sviluppata da Mobiquity, che hanno generato una tale fidelizzazione dei clienti tanto da rendere il servizio offerto un modello durevole e vantaggioso anche dopo la pandemia, come risulta da una indagine svolta da Mobiquity stessa nel 2020 su 400 utilizzatori, chiedendo se avrebbero utilizzato o meno un sistema digitale di curbside pickup dopo la pandemia.
Fonte immagine: Urbis
Nella figura viene riportato uno studio fatto a Melbourne da Urbis nel 2021 in cui si è stato valutato l’impatto economico di una riconversione di un’area di sosta per auto private in un “dining parklet”, realizzati specialmente durante il periodo di Covid-19 con restrizioni e social distancing, arredando una strada commerciale con aree di svago e ristorazione, possibilmente sostenibili, con una importante riqualificazione urbana e allo stesso tempo un modello di business che sia anche mirato alla qualità della vita dei cittadini.
Fonte imagine: Urbis
Inoltre, alcune città europee, sulla scia delle città Nord Americane come Seattle e Toronto, pioniere nella gestione dinamica e flessibile del curbside, si stanno finalmente affacciando a adottare politiche e strumenti che siano in linea con le attuali dinamiche della domanda a livello urbano e metropolitano.
Si sta infatti estendendo il concetto di “Mobility Hub” che riguarda spazi condivisi, una modalità di integrazione dei servizi di mobilità mediante la gestione virtuosa del curbside. Si tratta di “stazioni” intermodali, con elementi fisici, digitali e programmati (es. eventi), per servire il trasporto e le interconnessioni tra le diverse aree funzionali urbane, ma anche agevolare la considerazione degli aspetti socioeconomici e garantire i servizi essenziali. Sono strutture basate su concetti innovativi identificabili e immediatamente riconoscibili (posizionate secondo le esigenze specifiche della città, o dell’area interessata) dove le persone possano avere accesso a un ventaglio di servizi di mobilità con approccio integrato e digitale. Questo concetto si sta estendendo tra le città europee, la cui ricerca e sperimentazione sono supportate da finanziamenti comunitari. I Mobility Hub non riguardano solo il curbside ma il sistema urbano di mobilità e gli spazi adibiti all’erogazione dei servizi (es. stazioni di transito). In Germania, la città di Brema è leader nello sviluppo del concetto di Mobility Hub (Definiti “mobil.punkte” – dal 2018, Brema ha introdotto ben 27 mobility hubs negli spazi pubblici, e il numero aumenta di anno in anno) con una dotazione per un sistema integrato di servizi (Sistema ACES – autonomous, connected, electric and shared), che prevede le colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, i lockers intelligenti, chioschi, MaaS, cargo bike per le consegne ultimo miglio, riducendo al minimo la congestione nelle aree urbane, gli spostamenti e i km percorsi, apportando una significativa riduzione della congestione e delle sue inefficienze, specialmente se causate dai parcheggi in doppia fila o comunque da un utilizzo inadeguato degli spazi disponibili.
Concettualizzazione di Mobility Hub – Fonte Immagine: CoMoUK
Gli operatori di logistica e trasporto, coinvolti nelle consegne, attualmente soggetti a notevole stress a causa dell’indisponibilità di aree di sosta adeguate (generando inefficienze all’intero sistema logistico, oltre che un elevato livello di insoddisfazione del cliente), ne beneficiano trovando disponibili le aree di sosta, ripensando i modelli di business che favoriscono la consegna di prossimità (omnicanalità, micro-hub, micro fulfilment). Potranno così rispondere in maniera più efficiente e sostenibile alla corsa irrazionale all’acquisto online (incluso il bulk buying – acquisti in larga quantità, molto diffuso durante la pandemia).
Il curbside management, e l’uso virtuoso e promiscuo degli spazi urbani condivisi, consente alle città di attivare un percorso di transizione dalle politiche tradizionali della sosta verso un utilizzo integrato, digitale e dinamico della rete stradale, adottando strumenti per una gestione intelligente e flessibile dei tempi e degli spazi delle città. Una condivisione dei dati vincente per tutti per profilare la domanda e le sue esigenze, facilitando rapporti fiduciari e nuovi modelli di cooperazione tra il settore pubblico e privato, consentono di tendere ad un allineamento rispetto alle priorità e alle funzioni svolte dalle aree urbane interessate, e quindi una pianificazione intelligente della mobilità urbana, a supporto della realizzazione della roadmap sulla Physical Internet e alle priorità definite dalla Commissione Europea sul Green Deal che riguardano la decarbonizzazione delle città Europee e la trasformazione digitale entro il 2050, favorendo gli investimenti pubblici e privati.
The shared-use city: managing the curb Fonte immagine: OECD/ITF 2018
È quindi una ambizione necessaria quella di progettare in Europa un modello virtuoso di città che consenta, a partire dall’ identificazione delle principali aree di conflitto tra gli utilizzatori del curbside, di arrivare al pieno soddisfacimento delle esigenze dei city users, agevolando il dialogo verso l’accettazione di un modello di business (e governance) as a service. In questa visione, le città si devono dotare di una rete di servizi innovativi per garantire esperienze seamless e contactless ai propri utenti, e di un piano di mobilità urbana che tenga in considerazione le diverse funzionalità e priorità dei servizi, in grado di generare revenue dagli asset esistenti e incoraggiare nuovi modelli di mobilità integrata e strumenti decisionali basati su un approccio smart nella pianificazione, con impatti positivi certi sulla congestione della rete stradale, sull’ambiente e sugli aspetti sociali, in grado anche di generare nuove competenze e nuove tipologie di lavoro specializzato.
Il dialogo strategico sul curbside management tra le principali associazioni Europee e l’impegno in prima linea di FIT
ALICE (logistica), POLIS (città) ed EPA (parcheggi), supportati da FIT e dall’università di Erasmus hanno stabilito, sin dal 2020, un dialogo stabile al fine di promuovere l’approccio condiviso al curbside management tra le città europee e gli operatori della sosta e della logistica.
Lo scopo dell’iniziativa è quella di conoscere in maniera più approfondita il livello di maturità e di ricettività da parte dei principali attori chiave agevolando l’introduzione di un nuovo modello di mobilità urbana, specialmente riguardo le consegne e la logistica.
A tal fine è stata realizzata una prima indagine europea a novembre 2020, i cui risultati sono stati presentati in una working session organizzata da POLIS il 17 dicembre 2020, in cui Paola Cossu, CEO di FIT, è stata relatrice e ha introdotto il concetto di curbside management.
Inoltre, a giugno 2021, FIT ha organizzato una Sessione Speciale sul Curbside Management nella Physical Internet all’interno della Conferenza Internazionale sulla IPIC (2021). I relatori, moderati sempre da Paola Cossu, hanno presentato diversi punti di vista, quello di chi sviluppa le piattaforme tecnologiche di curbside a servizio delle città Europee – come, ad esempio, quella sviluppata per la città di Barcellona da Urban Radar – quello degli operatori logistici, rappresentati da FM Logistics che ha presentato il progetto PLUME e POLIS, in qualità di rete di città Europee, che ha rappresentato il punto di vista delle amministrazioni pubbliche. In occasione di questa Special Session, l’Università di Erasmus ha presentato i risultati della seconda indagine Europea sul curbside management, con un focus specifico sulla logistica urbana.
Per approfondimenti sulla Special Session: https://www.fitconsulting.it/una-sessione-speciale-sul-curb-side-management-in-the-physical-internet-allipic-2021-paola-cossu-ceo-di-fit-consulting-moderator-e-speaker-dell8-conferenz/)
Autrice dell’articolo:
Paola Cossu – CEO di FIT Consulting e vice chair del Gruppo Tematico Logistica Urbana di ALICE
Email: [email protected]