L’Europa è ancora indietro in termini di colonnine di ricarica per i veicoli elettrici. L’allarme, come abbiamo raccontato anche qui, è stato recentemente lanciato da ACEA, l’Associazione europea dei produttori di automobili, che ha sottolineato come “senza un’azione decisiva ora, è improbabile che la situazione migliori negli anni a venire” con il rischio di non raggiungere gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo che prevede, entro il 2030, una riduzione del 50% delle emissioni di CO2.
Dal punto di vista delle infrastrutture di ricarica, servirebbe infatti un incremento di 27 volte rispetto ai numeri attuali (circa 225mila punti di ricarica in tutta Europa).
Attualmente, come ricorda un articolo de Il Sole 24 Ore, i punti di ricarica in Italia sono 23mila, cifra più che raddoppiata rispetto al settembre 2019, ma con una copertura a macchia di leopardo sul territorio nazionale con i testa Lombardia, Piemonte e Lazio e in coda il Centro e il Sud Italia.
L’obiettivo è dunque quello di raggiungere quota 100mila entro il 2030, grazie anche alle risorse messe in campo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) il quale prevede 750 milioni di euro destinati a sostenere gli investimenti infrastrutturali a fronte della crescita del mercato delle auto elettriche.
Il parco circolante italiano conta ad oggi circa 167mila autoveicoli “alla spina” tra full electric (85mila) e plug-in (82mila), come emerge dall’elaborazione curata da Motus-E, con un balzo del 69% rispetto al dicembre 2020. L’80% dei punti di ricarica sono situati su suolo pubblico mentre la tecnologia ultrafast rappresenta solo l’1% dell’offerta.
Nei prossimi anni la crescita potrebbe quindi attestarsi su una media del 50%.
Fonte: Il Sole 24 Ore, 27 luglio 2021.